Tutte le news
Potevano riuscirci soltanto loro, Gianmaria Aghem e sua moglie Rossella, a farci tornare giovani, ridestando l'entusiasmo che avevamo negli anni '70 per le vittorie della Lancia coupé nei rally internazionali. Hanno vinto il Sahara challenge, due settimane di prove speciali nelle sabbie del deserto e nei tornanti che si inerpicano lungo i fianchi dell'Atlante. L'auto che hanno portato al traguardo nella favolosa piazza Jemaa al Fnaa di Marrakesh é la stessa con cui avevano disputato l'ultima Pechino-Parigi, una Fulvietta 1.300 molto preparata, ma troppo pesante. L'hanno un po' alleggerita, hanno messo sotto il cofano un bel 1.600. Poi, la grande esperienza (Aghem ha disputato il Montecarlo Historic 14 volte...), gli strumenti giusti per questo genere di gara (Blizz-Timing é roba sua), una accurata strategia di gara e un fior di navigatore come Rossella hanno completato l'opera. Primi assoluti. Con soli quattro secondi di vantaggio su una mostruosa Mercedes 280, mettendo in fila Volvo, Porsche 911, Datsun 240 Z e un'altra quarantina di equipaggi. L'unica Lancia al via... quella che é arrivata prima!
Rileggendo un po’ di pagine del sito, in preparazione della prossima Pechino-Parigi, ci siamo resi conto di non aver mai ringraziato adeguatamente Ezio Feliciani, il meccanico-amico che ci ha sempre consentito di affrontare lunghissimi viaggi e di tornare indietro sulle nostre quattro ruote. Fu lui a preparare la nostra Lancia Flavia coupé (Vagabunda) per la prima Pechino- Parigi del 1997 e a rimetterla poi in sesto per affrontare i 33.000 km del Giro del Mondo in 80 giorni nel 2000 e gli altri 25.000 massacranti chilometri dell’Inca Trail (Rio-Lima-Ushuaia-Rio) nel 2001. La semplice lunghezza di questi rally non rende l’idea di cosa fossero simili gare e quale grado di preparazione occorresse per disputarle.
Nella prima Pechino-Parigi avemmo subito problemi di carburazione. Ezio aveva messo nella cassetta degli attrezzi due piccoli getti di ricambio, avvolti nella carta telata. Quello “stupido cartoccetto" fu la prima cosa che buttai via quando si trattò di frugare alla ricerca degli spilli… Ci consigliarono di "castrare" il carburatore doppio corpo. Così mutilata, Vagabunda riprese a frullare, si fece il Tibet e l'Himalaya, scollinò cinque volte oltre i cinquemila metri. Poi, in Grecia, un olio fasullo ci fece fondere una bronzina. Trovammo Ezio al porto di Ancona, lavorò tutta la notte e ci restituì una Flavia esuberante.
Nel Giro del mondo, le cose andarono molto meglio: a Pechino eravamo addirittura primi di categoria. Poi, nel nord del Canada finimmo fuori strada e ci cappottammo. Rotolammo giù per una trentina di metri: asse spezzato, vetri in frantumi, ammortizzatore e mollone introvabili, disperso nella boscaglia tutto quello che stava nel portabagagli. Non potete immaginare come era ridotta la carrozzeria, ma il motore… il motore di Ezio frullava ancora perfettamente. Fu questo a convincerci che potevamo continuare - pur così ammaccati - il nostro lungo viaggio. Lasciammo Vagabunda a un carrozziere per un paio di giorni, riuscimmo a raggiungere la carovana e facemmo altri 12.000 km per concludere la gara. Quando Ezio rivide la Flavia, ci confessò commosso di aver nascosto un’immaginetta della Madonna del Divino Amore sotto un sedile: “E’ lei che vi ha protetto - disse trattenendo le lacrime -. E’ lei che vi ha fatto tornare a casa sani e salvi!”
In occasione dell’Inca Trail trovammo, prima della partenza da Rio de Janeiro, un vecchio meccanico italiano. Quando vide la targhetta dell’Officina Feliciani, ci disse che lo conosceva benissimo, da giovani avevano corso insieme in moto. Telefonò subito a Ezio e gli disse che aveva in officina una Flavia che perdeva olio da tutte le parti e non sapeva dove mettere le mani. Dopo un attimo di panico, Ezio capì che era solo uno scherzo e finì tutto in una grossa risata. Anche in Sud America ci furono mille problemi di tutti i tipi, ma il motore di Feliciani non ci ha mai tradito.
Al nostro ritorno Ezio rimise in sesto per l’ennesima volta la “sua” Flavia, e adesso è orgoglioso di sapere che tutti la possono ammirare al Museo Bonfanti di Bassano. L’ha sempre considerata una sua creatura.
Visto l'annuncio su carandclassic.co.uk abbiamo pensato subito agli amici che ci seguono. Un affare così, meglio farlo concludere a qualche fedele lettore, giusto? L'esemplare é assolutamente immacolato, pochissimi chilometri, anno di nascita 1969. Fu ordinata con la guida a destra da un eccentrico appassionato inglese che poi non venne mai a ritirarla. Questo spiega il motivo per cui si sia conservata così bene. Recentemente é stata restaurata e può qualificarsi come "uscita di fabbrica". L'utilizzo é stato limitato a qualche matrimonio, a due-tre comparsate in trasmissioni televisive, a sfondo per servizi di moda e spot musicali. Insomma, una soubrettina affascinante, con la deliziosa livrea bianca. Dice: ma allora perché non te la compri tu? É che sto un po' sulle spese e poi la somma richiesta - detto con franchezza - é un tantino fuori budget. Di sicuro rappresenta il massimo valore richiesto seriamente per una 500 F : 24.995 sterline. Al cambio odierno sarebbero 38.254 €...
É morto Lord Edward Montagu, Ed per gli amici. E noi avemmo il privilegio di essere considerati tali. La nostra conoscenza risaliva alla prima riedizione della Pechino-Parigi, esattamente al primo settembre del 1997. Il rally era stato possibile organizzarlo soprattutto grazie ai suoi buoi uffici. Lui si presentò ai nastri di partenza fiero del numero 1 che era stato assegnato alla sua Vauxhall del 1915, che però fu la prima ad abbandonare il rally per la rottura del radiatore. Lord Edward fu ospitato sull'auto di un altro concorrente che, poco dopo, fu anch'egli costretto al ritiro. Montagu volle rimanere nella carovana, accomodante e felice. Dopo l'ultimo campeggio in Nepal, lo ricordo in mutande di lana fare la fila alle docce, due tubi nel muro con acqua gelida. Scherzava con un altro concorrente, Idris Shah, che sarebbe divenuto re della Malesia. Franco Ciriminna, che partecipava con una mitica Fiat 1.100 decappottabile, disse: "Lo so, purtroppo non mi crederà nessuno. Quando racconterò agli amici palermitani che un giorno, mentre in Nepal facevo la doccia con un lord e con un re..." Edward aveva creato nel 1952, nella sua sconfinata tenuta dell'Hampshire (nei pressi dell'abbazia cistercense del 1.204), il primo museo inglese di auto storiche. Milioni di visitatori, biblioteche, uno svincolo autostradale e una monorotaia. E il famoso Autojumble, gigantesca mostra-scambio estiva che attira folle appassionati. Bon vivant, cultore di jazz e teatro, con lui muore uno dei più grandi personaggi del mondo degli appassionati. Ma non il suo sogno, tanto meno le sue idee.
Attraversarla da una parte all'altra, dall'oceano Indiano al Pacifico. L'Australia, quel continente "laggiù in fondo", fatto di spazio e terre rosse, sarà il teatro di una grande avventura per auto storiche. L'appuntamento é per luglio 2017, organizza Conrad Birch che, con la sua Roarr, ci ha già portati in India e in Indocina. Il problema (pecunia a parte) sarà l'età e la voglia di ripartire dopo le fatiche che dovremo affrontare con la Pechino-Parigi dell'anno prossimo. Certo, in Australia abbiamo sempre pensato di farci un salto, se no che "girodelmondo" sarebbe 'sto sito...
Giuseppe Percivati, Beppe “Pagliaccio”, Pepe Gaka é sempre lui. Uno dei miti di Girodelmondo. Un lustro fa venne a Sansepolcro per raccontare non un viaggio fatto (era questo il tema del Festival) ma un progetto: andare con la Vespa fino in Giappone. Aveva da riscuotere una borsa di studio, facoltà di Belle Arti a Torino; vendette una poltrona, una chitarra, ammennicoli vari (noi comprammo dalla sua lista un "Set di arnesi da scasso, 30 €, mai usati..."). La Vespa la prese per usucapione dal fratello maggiore. Cento giorni di autentiche avventure e arrivò a Osaka. Si mantenne facendo il baby sitter; poi dette sfogo alle sue capacità artistiche disegnando madonne negli spazi privati, parcheggi e supermercati. Ha continuato l'attività di madonnaro in giro per l'Australia, apprezzatissimo per la raffinatezza dei suoi disegni tridimensionali. Adesso, a Melbourne, ha ottenuto un permesso ufficiale come "artista di strada". Canta accompagnandosi - supponiamo - con una chitarra, disegna splendide madonne e stupefacenti trompe-l'oeil. La Vespa? In un museo di Tokyo. Prima o dopo tornerà a prendersela per un altro viaggio che solo la sua fantasia potrà immaginare. Ti aspettiamo Beppe.
Ospiti della Bosch, con le Giulia della Pechino-Parigi e una ventina di "sorelle" a far da corona. Nel grande auditorium abbiamo visto i loro filmati e quello della Scuderia del Portello. Abbiamo applaudito l'indirizzo di saluto dell'amministratore delegato, ci siamo rifocillati prima di andarcene alla Coppa InterEuropa all'autodromo di Monza. Prima delle prove, una bella full immersion al Museo della Velocità appena inaugurato. Mostruosa la Mercedes F1, con ingombri che dal vivo fanno davvero impressione. Poi, tutti al paddock dove la Scuderia del Portello aveva allestito una capiente hospitality. La Coppa InterEuropa é un susseguirsi di gare con centinaia di auto storiche di tutte le categorie a turno in pista. Ogni genere di formula, berline e sport: divise per anzianità e cilindrata. Tantissimi gli stranieri, Monza evidentemente attira molto, rimane sempre il circuito più veloce della Formula 1. Ho conosciuto Pierre Tonetti (corre con una Brabham BT6), é il co-driver di Giorgio Schön alla Pechino-Parigi. Mi ha detto che la prossima settimana andrà per nove giorni in Mongolia a "provare il percorso". Non ho avuto cuore di spiegargli che, per lo piú, le strade non ci sono...
Il raggiungimento di un milione di visite volevamo celebrarlo diversamente, ma siamo stati colti di sorpresa da una improvvisa accelerazione dei contatti. E così ci ritroviamo ad aver perduto l'immagine della cifra tonda, quell'uno con sei zeri (1.000.000: cose da pazzi!) che - confessiamolo - tanto ci riempie d'orgoglio. Perché non abbiamo mai fatto nulla per promuoverlo questo sito, nato per semplificare le comunicazioni ad amici e parenti in occasione delle nostre zingarate. Chi ci capita dentro rimane evidentemente preso e coinvolto dalla serialità del racconto, vuol sapere com'era andata a finire, torna a visitarci più volte. Girodelmondo é diventato un'enciclopedia e non vogliamo nemmeno pensare a quello che accadrà esattamente fra un anno, il 14 giugno 2016: saremo partiti da un paio di giorni per l'ultima Pechino-Parigi della nostra storia, avremo da poco lasciato Zamin Uud, confine cino-mongolo, diretti a Onderhill, povero villaggio di tende nel nulla del deserto del Gobi. Il miraggio della capitale Ulaan Bataar, per la prima sosta del rally, ancora lontano 500 chilometri di pietre e di sabbia. Seguiteci, seguiteci…
Come dicevano quelli che stavano facendo il soldato? "365 giorni all'alba"...Ecco, siamo in questa condizione, fra un anno saremo in volo per Pechino. L'auto ci starà già aspettando, dovremo ritirare la targa e le patenti cinesi, prepararci per le verifiche, partecipare al briefing, svegliarci prestissimo per essere puntuali alla cerimonia di partenza sotto la Grande Muraglia, 12 giugno 2016. Dovremmo essere 113, provenienti da 26 paesi diversi. L'auto più vecchia? Una La France del 1915, trasmissione a catena, 14.500 di cilindrata. Dopo la Cina, nove giorni nel nulla della Mongolia, steppe siberiane, Urali e Carpazi, Budapest, Trento, place Vendôme il 17 luglio. Racconteremo tutto su questo sito, come sempre, nella sezione dedicata ai grandi rally. Diario di bordo quotidiano con foto e, possibilmente, brevi filmati. Nel frattempo, probabilmente fra una settimana, i visitatori di www.girodelmondo.com avranno superato il milione.
Dopo tanti successi come cronometrista nelle gare di regolarità, Roberto Degli Esposti si é affermato in un'altra disciplina: ha vinto a Perugia il campionato regionale di Dama italiana prevalendo su una schiera di avversari molto agguerriti. Il torneo si é svolto nella sede del circolo damistico di Ferro di Cavallo secondo le regole della Federazione e ha visto la partecipazione di giocatori tesserati provenienti dal centro Italia. La conquista del titolo di campione regionale spalanca a Roberto nuovi orizzonti anche in campo nazionale e - perché no? - internazionale...