Ho letto in un baleno il libro di Carlo Dolcini, riservandomi il piacere di scrutare a una a una le schede di iscrizione, ripercorrere il tracciato originale attraverso il dettagliatissimo road book d'epoca, studiare e confrontare le tabelle dei tempi. Fa subito impressione il lavoro da entomologo appassionato, ce lo vedo Carlo rigirarsi i preziosi documenti tra le mani, pregustando il gusto dell'analisi. Solo lui poteva accorgersi che la prima Mille Miglia era dieci chilometri più corta della distanza ufficiale. E solo un appassionato di storia poteva collegare l'Alfa di Leandro Arpinati alla medesima vettura che lo stesso gerarca si trovò a guidare avendo a bordo Mussolini quando il quindicenne Anteo Zamboni attentò a Bologna alla vita del duce. C'è da dire - in tema di coincidenze - che il primo a bloccare l'attentatore fu un giovane tenente del 56mo reggimento di fanteria, tale Carlo Alberto Pasolini, genitore di Pier Paolo...
Ecco quanto è facile - seguendo il "metodo Dolcini" (fatto di cultura sterminata, reminiscenze storiche, spunti generati dalla passione per le gare e i motori) - ritrovarsi a parlare d'altro. Spuntano così i libri di don Ferrante, la baronessa D'Avanzo zia di Rossellini, l'ossimoro delle vetture "furibonde e sagge", Dante e il picco di Radicofani dove per salirvi e scendere "convien ch'om voli", la carrozza del Gattopardo, il fatalismo dell'Ecclesiaste 9:11 ("le cose avvengono secondo il tempo e il caso") citato a proposito delle sei gomme bucate di notte da Gildo Strazza, quarto assoluto su Lancia Lambda a soli 38 minuti dai vincitori. L'accuratezza maniacale di Dolcini porta come sempre a piccole smentite frutto delle sue scoperte: uno dei quattro "fondatori" della Mille Miglia, Giovanni Canestrini, fissò al 24 dicembre del 1926 la riunione in cui nacque l'idea della corsa. Dolcini ha scoperto che venti giorni prima sulla Gazzetta dello Sport era già apparso l'annuncio della manifestazione. E Fellini? Nella sua rievocazione le vetture sfrecciano di notte e il pubblico grida al vento i nomi dei campioni. Da una inquadratura del film (c'è su un telone un numero romano che identifica la VII edizione) si deduce che siamo nel 1933. La gente grida i nomi dei grandi piloti che schizzano via: Brilli Peri (ma è morto da tre anni), Campari (vinse del 1928 e nel 1929, ma all'edizione del '33 non partecipò), von Stuck (anch'egli assente). E nessuno che inneggi a Tazio Nuvolari, che di quella edizione fu l'assoluto trionfatore. Fellini e lo sceneggiatore Tonino Guerra presi in castagna? Ma no, commenta benevolo il nostro professore; hanno solo mescolato la fantasia con la realtà, collocando la Mille Miglia "in un eterno presente".
Non potete perderla questa ennesima fatica, perla appassionata di Carlo Dolcini: "La prima Mille Miglia", Nada editore.