Avevamo prenotato un ristorantino sul mare e ordinato una bella grigliata di pesce. Prima però siamo andati a visitare la residenza dei locali regnanti, una armoniosa palazzina che si erge dal verde e guarda verso la lunga spiaggia di Madvi. Ed è lì che siamo tornati all’ora di pranzo. Ma gli altri amici del raid ci avevano preceduto e si erano mangiati tutto il nostro pesce. Inutile protestare con i gestori indiani, loro scuotono la testa a destra e a sinistra, sorridono e ripetono “Yes, sir”. Ci siamo però goduti la siesta con quel panorama da cartolina, il mar d’Arabia di fronte, un leggero venticello a rinfrescarci le idee. Al punto che ce ne è venuta una tosta: abbiamo organizzato per domani (altro giorno di riposo, con gita in cammello molto adatta all’osso sacro) una deviazione dal percorso ufficiale. Torneremo al mare dove ci sono per noi eletti le suite della palazzina accanto a quella del maharajah, con spiaggia privata e barbeque - stavolta - a nostro esclusivo consumo. Il dio Adinath (quello che azzanna i polpacci) evidentemente se l’è legata al dito e sulla via del ritorno se l’è presa con GiuGiù, addentando la gomma posteriore sinistra. Tentativo di riparazione fallito, bisognerà trovare un nuovo copertone. Adesso siamo pronti per l’ora di cena, ma Adinath mica è fesso. Con uno dei suoi rinomati sotterfugi mi ha inoculato un momentaneo vuoto di memoria. E così una macchina fotografica è rimasta sulla spiaggia.