Tifoso giallorosso (più giallo che rosso) in Mongolia

Yinchuan - Baotou
06/06/2000

Mi è venuto incontro sorridendo da lontano e agitando una mano. Il ragazzo cinese portabagagli, appassionato di football italiano, aveva qualcosa da dirmi. Si è piazzato davanti e, tutto fiero di sé, ha gridato: “Doddi gol!” Ho scosso la testa, il giorno prima avevo fatto di tutto per insegnargli a pronunciare bene: “Totti gol!”, ho ripetuto. Si è messo a ridere e ha scandito: “Ba-ti-stu-ta”. Non volevi dargli 10 yuan di mancia? Un tifoso giallorosso (più giallo che rosso) non meritava di meno a Yinchuan. Città che abbiamo lasciato con la nebbia, lungo una strada promettente. Poi, è cominciato a piovere e naturalmente si è bloccato il tergicristallo lato passeggero. Controllo orario raggiunto con un’ora d’anticipo e Rita al lavoro, in mezzo a uno stuolo di bambini curiosi. Quando è riuscita a ripararlo ha suscitato grande ammirazione. Ho fatto dire in coro ai bambini il mio nome, ma loro ripetevano “Lobelto”. Ho distribuito tocchetti di liquerizia e loro facevano le facce brutte. Con una monetina locale mi sono messo a fare il giochetto di fermarla sul piede e cercare poi di stopparla in testa. Appena si è posata sulla scarpa il più svelto me l’ha portata via. Poi hanno provato loro, ma invece che sulla fronte se la facevano sbattere in testa. Insomma, un’ora di dialoghi a gesti, a smorfie, a sorrisi. I bambini sanno essere comunicativi ed entusiasti, ci hanno salutato con grande affetto. Anche il secondo tratto era scorrevole. L’ultimo invece rognosissimo, con la strada che invitava ad andare e invece era piena di fossi e avvallamenti nascosti. Vagabunda sul ruvido geme, il cloc-cloc si sta accentuando un po’. Ma a Pechino, e quindi in Alaska, ci porterà di sicuro. Mancano due tappe, 700 chilometri scorrevoli. Che volete che siano? Ne ha macinati 14 mila negli ultimi 40 giorni. Molti sono stati pesantissimi, alcuni impossibili. Eppure, vive e lotta insieme a noi. A meno di imprevedibili sconvolgimenti, la classifica di metà gara resterà quella di oggi: l’inglese Giles, su Hillman Hunter replica di quella che vinse la Londra-Sidney del ’68, ha soli 19 minuti di penalità. L’olandese Le Noble su Porsche è a quota 25. Segue a 30 il francese Morault. Vagabunda conserva la quarta posizione assoluta con 51 minuti. E’ anche prima della categoria classic sport, con un minuscolo minuto di vantaggio su Broderick, Pagoda 250 SL. Un’altra Pagoda, quella guidata dal figlio di Picasso è sesta a un’ora e 6 minuti. Nelle anteguerra la Packard dell’americano McNeely è prima con 55 minuti. Il prode Ciriminna è quarto, con la sua incredibile Fiat 1100 B, a quattro ore e 36. Siamo rimasti in 70. Una trentina si fermeranno a Pechino, compresi i nostri amici giapponesi che vinceranno il mezzo giro con 50 minuti di ritardo. Siamo nella Mongolia interna, il telefonino funziona, stavolta l’aggiornamento Internet sarà tempestivo (a proposito, il sito che state leggendo ieri ha superato le 1000 visite…)