Ci si è rotto l’asse. Di colpo, dopo una curva a sinistra, affrontata a velocità davvero moderata, ha ceduto la parte posteriore destra. Vagabunda è sbandata ed è finita fuori strada. E’ stato necessario un carro attrezzi per riportarla sulla sede stradale, i danni sono stati notevoli. Di fronte all’albergo c’è un bella carrozzeria-officina, dicono che si può riparare. Il motore va subito in funzione, non sembra che gli altri organi meccanici abbiano subito guasti seri. Bene: per noi, la corsa era praticamente finita a Dawson, in Canada, quando terzi assoluti siamo stati fatti partire in dodicesima posizione nella prova in mezzo al fango. E in ventesima il giorno dopo (quarti assoluti) in mezzo alla polvere che rendeva impossibile ogni sorpasso. Quando, dopo tre giorni di proteste, ci siamo ritrovati (essendo ancora sesti) in ultima posizione assoluta nella lista dei partenti, abbiamo deciso che non era più il caso di farci prendere in giro e ci siamo rifiutati di prendere il via nella speciale. Decidendo di fare i turisti negli ultimi trenta giorni della manifestazione. Ma anche per il turismo serve un santo protettore. Su uno sterrato del tutto gratuito (perché accanto scorreva l’asfalto e la speciale del giorno si sarebbe disputata dieci chilometri dopo), quando mancavano appunto pochi chilometri e una ventina di minuti e si marciava in colonna a bassa velocità, Vagabunda ha avuto uno scarto repentino verso destra. Ho provato a controsterzare dolcemente, niente da fare, l’auto se n’è andata per i campi. Rottura dell’asse, un po’ di spavento. Adesso sosta a Smithers, ordinata cittadina che vive per gli sport invernali e dove tutti hanno uno spirito spiccato per l’accoglienza e la gentilezza. Per le riparazioni serviranno almeno un paio di giorni. Alla peggio raggiungeremo la carovana a Banff (800) chilometri), dove fra tre giorni è in programma un’altra sosta. Accumuleremo un mare di penalità, ma non c’importa. “Moralmente” siamo terzi assoluti in classifica generale e primi di categoria. Se ci avessero consentito di lottare ad armi pari, quella sarebbe stata la nostra posizione. O forse l’asse avrebbe ceduto lo stesso, magari a velocità superiore, e Dio solo lo sa se saremmo stati qui a raccontarla.