In assoluto, la giornata più bella del rally. Un paesaggio indimenticabile, vallate, colline vellutate, clima pastorale, montagne azzurre, verdi, spalmate di neve, un cielo terso e cobalto. Un’atmosfera da sogno, dietro ogni curva una vista da cartolina, bambini cordiali ed entusiasti, pastori curiosi e amichevoli, nomadi con le loro yurte rotonde, felici di scambiare un sorriso, un saluto, qualcuno il suo cappellino bianco di feltro, a cono troncato. Una giornata che resterà per sempre nei nostri cuori, in quel settore dell’anima che racchiude le cose più belle della vita. Senza esagerazioni, il Kyrghistan visto oggi vale l’intero viaggio intorno al mondo. E meraviglia che nessuno di noi occidentali sapesse quale scrigno di bellezze e meraviglie celassero questi posti sconosciuti. In mattinata una prova spettacolo su pista da go-kart, con una folla a vedere queste strane macchine di una volta. Tantissimi i giovani, curiosi, educati, molti in grado di scambiare qualche parola in inglese. Poi, una campagna ariosa, ordinata, ognuno in apparenza con qualcosa da fare. Salendo verso le montagne, azzurre di lontano, un paesaggio sempre nuovo, scorci mozzafiato, branchi di cavalli in libertà, torrenti vorticosi, piccoli cimiteri con mille minuscole moschee. Un fascino quasi rabbioso per essere costretti ad attraversare questi luoghi da sogno con medie crudeli da rispettare. Abbiamo appena scorto un lago durante la “speciale” che aveva colori da tavolozza, rifletteva nuvole di panna e cascate d’acqua verde. Già, la “speciale”: media prevista 80 all’ora, 19 minuti per 25 chilometri e per salire e scendere dai 2000 metri di un passo. Tempo poi proditoriamente ridotto di due minuti, con media addirittura vicina ai 100. Siamo riusciti, per venti secondi, a stare nel “netto”, ormai Vagabunda non conosce più limiti. Dopo l’arrivo, rumori di fondo sempre maggiori dall’avantreno. Rita sospettosa mi obbliga a smontare la ruota anteriore sinistra. Ammortizzatore completamente uscito dalla sede per la perdita della vite di sostegno superiore. Sistemazione per la notte prevista in “tende e yurte”: senz’acqua, latrine in comune. Thomas Noor trova un “English guest house”, lo affitta per intero, organizza uno spaghetti-party. Serata piacevolissima, stanza linda, spaghettata per 25 con ogni ben di Dio (patè, champagne, sformato di patate). Domani però sveglia alle 5,30. Ci aspetta il terrificante Torugart Pass, 3900 metri di sterrato e fango. E poi la Cina. Ma siamo entusiasti dell’avventura e del nostro “primi di classe” conservato alla grande.