Cinquanta ore di camion ed eccoci a Mosca. Giulietta respira aria di casa nella filiale della Fiat, dove è stata portata senza tante difficoltà: un carro-attrezzi si è affiancato al nostro mastodonte e l’ha caricata senza alcun problema. Un giovane ci ha accompagnato in albergo sfrecciando per i grandi raccordi di Mosca, senza mai scendere sotto i cento orari L’hotel è una bolgia, duemila camere e…una sola addetta alla reception. Carovane di italiani in gita. Mi sbaglio a dare la mancia al portavaligie, 500 rubli invece di 50 (15 euro di troppo). Della pompa dell’olio non ci sono notizie, ma tutto fa presumere che lunedì si potrà ritirare in qualche maniera e che raccomandazioni di casa Fiat funzionino. Abbiamo ritrovato Ciri ed Elio: domani dovrebbe arrivare la loro macchina, il mozzo di ricambio c’è già (il contrario della nostra situazione). Il viaggio è stato molto stancante, avevo brividi di freddo e sono rimasto in branda fino al pomeriggio. Banane, biscotti, bisognini. La strada verso Mosca è andata migliorando, ma si è fatta più trafficata. Ai lati, casette di campagna, baracche che vendono lampadari di vetro, fiori finti, peluche, teli da bagno (ce n’era uno con lo stemma del Milan), Biancaneve e i sette nani ad altezza naturale (almeno i nani)