Frontiere, ritardi, ripartenza alle 13, 18. Dopo una ventina di km di sterrato si rompe il montante dell’ammortizzatore. Provo a fissarlo con il fil di ferro, vengo sorpassato da tutti i concorrenti, una ventina, partiti dopo di me, fatta eccezione per la 105 dell’equipaggio femminile, anch’esse con problemi di andatura. Piste e tracce varie, ci allontaniamo un po’ da quella principale, torniamo indietro. Sopraggiunge un fuoristrada dell’organizzazione e ci consiglia di andare avanti ché tanto le piste si ricongiungono. Dopo un po’ ci insabbiamo. Altrettanto la Citrroen. Vani tutti i tentativi per ripartire, l’assistenza dice che verranno a prenderci. Passano più di tre ore, sotto il sole del pomeriggio e folata di sabbia. Ritelefoniamo, si sono insabbiati anche loro!. Riusciamo a disincagliare la Citrroen copnm la forza della disperazione e con quella a tirar fuori dalla buca anche la nostra Alfa. Riprendiamo la pista, ci raggiunge un camion dei Nomads, organizzazione locale di appoggio. Sono le 18: sassi, buche, sabbia, ondulée. Mi si affievolisce la batteria, le signore della Citroen spaccano in una buca di sabbia il parafango. Fermi per sistemarlo. Fa notte e la batteria muore. Passa a condurre la Citroen, in tutto riusciremo a fare appena cento chilometri. C’è un villaggio, Nomads va a cercare una stanza. Alle 3 di notte siamo dentro i sacchi a pelo stesi su due tavolacci. Abbiamo messo la sveglia alle 6,45 perché dobbiamo chiedere che ci mandino un meccanico. O che ci affittino un camion.