Stamattina la carovana è partita senza di noi. Dovremmo raggiungerla di nuovo domani sera a Kamloop. Vagabunda era già pronta alle 17, ma abbiamo preferito prendercela con calma, farle fare ulteriori controlli. Le hanno saldato l’asse, anzi l’hanno completamente sostituito, cambiando anche balestra e ammortizzatore. Una ruota s’è rotta, ora ne abbiamo cinque, ma l’equipaggio della Porsche (che ha gli stessi pneumatici nostri, introvabili in Canada) ne attende un treno nuovo a Banff e potrà darci almeno una gomma per reintegrare la scorta. Tempo incerto, barbiere, bucato, compriamo una nuova cassetta per gli attrezzi, mi vedo le partite degli Europei. Nella Main Road c’è finalmente un Internet cafè e possiamo spedire l’e-mail con gli aggiornamenti, aprire la posta. Giornata senza gli affanni della gara, da domani solo strade asfaltate, panorami e piacevoli soste. Cercheremo di vedere anche noi orsi e alci: tutti li hanno visti, noi non abbiamo totalizzato più di due volpi e qualcosa che poteva stare tra il visone e lo scoiattolo. Da queste parti si pesca il salmone imperiale, ogni negozio fa mostra di corna d’alce impressionanti e souvenir conseguenti. I bambini giocano a pallone, gli spazi per tutto sono immensi: i giardini, i parcheggi, le strade, tutto è extralarge. Le auto sono camioncini furgonati con grandi ruote. I camion sono quelli dei film americani. Le bistecche, invece, hanno misure normali, circondate però da una montagna di patatine fritte. Le città che abbiamo visto finora sono conglomerati urbani squadrati, vicino a qualche fiume, cinquemila abitanti o poco meno, niente traffico, niente smog, tanta cortesia. Non hanno storia, gli avvenimenti più antichi risalgono al 1900, allo stop si fermano davvero e sempre, anche se non c’è nessuno. Il pedone visto in lontananza, ha la precedenza. Se superi uno scuolabus con le luci accese, vai in galera. Nei bar c’è la musica country, alle 17 i negozi cominciano a chiudere i battenti. Noi che invece di storia e civiltà ne abbiamo avuta tanta, questo quieto vivere ce lo sogniamo. Ai 25 lettori di queste note (forse sono di meno, ma il riferimento era molto manzoniano) ricordo che è stato difficile fare gli aggiornamenti e aprire la posta. Adesso avremo più tempo e potremo facilmente rispondere a chi ci scriverà su Vagabunda64@hotmail.com