Sveglia sulle note di Carla Bruni che canta “Bang bang”. Sostituirà la “Marsigliese”? Si parte alle 8 e si arriva all’una e mezzo. La strada è la dorsale storica del Vietnam e su questa A1 si deve stare attenti soprattutto ai pullman che corrono sulla tratta Hanoi-Saigon, 1.800 chilometri che - stando alla loro irrequietezza – debbono evidentemente coprire in un giorno o poco più. Stormi infiniti di ragazzi che escono da scuola, tutti con le divise bianche e blu, tantissimi in bicicletta. Risaie trapuntate dai tipici cappelli a cono dei contadini, ricurvi nel loro compito millenario. Ci fermiamo con la Volvo dei Puddu al diciassettesimo parallelo, che segnava il confine tra nord e sud e che fu – anche se zona demilitarizzata – uno dei luoghi più sanguinosi del conflitto. Gwendolina si fa fotografare davanti al varco che oggi è un monumento storico e poi sotto il pennone con grande bandiera e mosaici dell’allegoria socialista. L’albergo di Vinh è il migliore della città, ma pur sempre un tre stelle e il rumore che sale dalla strada è un continuo concerto di clacson. I lavori di ricostruzione sono sempre in corso, i bombardamenti degli americani, tra il 1964 e il 1972, furono così tanti che rimasero in piedi appena due edifici. Ho Chi Min nacque a poca distanza da qui e lo testimonia una sua grande statua che lo ritrae mentre avanza; come noi, in definitiva: con baldanza.