Un giorno che resterà nei nostri ricordi per sempre. Abbiamo visitato Angkor, una città-tempio che contava un milione di abitanti quando Roma o Londra erano piccoli borghi di 50 mila persone. Seicento anni di splendore, durante i quali l’impero khmer dominò tutto il Sud est asiatico. Altri 600 anni di abbandono e oggi la riscoperta di una meraviglia unica al mondo. Nel tempio principale cinque torri si ergono da un fossato che, da solo, già racconta della maestosità del sito: 200 metri di larghezza (più del Tevere), un chilometro e mezzo di lato. I muri perimetrali sono lunghi circa un chilometro e non c’è una pietra che non sia scolpita. I bassorilievi sono di fattura straordinaria, tutto il complesso è adornato da 3.000 statue di divinità femminili, bellissime, una diversa dall’altra. Battaglie, angeli e dei, elefanti e garuda, 37 paradisi, l’oceano di latte e mille altre storie raccontate nella pietra. Assolutamente strepitoso. E poi, il Ta Prohm. Lasciato all’avanzare della flora, con gigantesche radici che ormai lo racchiudono e formano un intrico in cui alberi e pietre sono un tutt’uno. Impressionante il Bayon con le sue 54 guglie e i 216 enormi volti di un sovrano che ti guarda in qualsiasi angolo ti metti, ossessivo e magnifico. E ancora l’incredibile Terrazza degli elefanti, una tribuna di 350 metri che lascia capire quale grandezza avessero gli eserciti di questi re-guerrieri. Insomma: qualcosa che è davvero impossibile descrivere in poche righe. Affascinante anche la cena, sotto un altro tempio meraviglioso, danze khmer e cicale assordanti. Che zittiscono di colpo quando parte la musica..