Il mondo visto da una duna di sabbia ha un altro colore. E’ diversa la luce, sono smaglianti i riflessi. Non fosse per una specie di orchestra araba che suona e balla una lagna assordante, sarebbe bello qui, alle Dunes de Sable, riposare anima e corpo. Ci siamo arrivati al tramonto trovando tende attrezzate e birra (calda; la perfezione non è marocchina), falsi tuareg e l’atmosfera vera di una propaggine di deserto sahariano. La mattinata era cominciata con l’attraversamento di una serie interminabile di oasi, verde delle palme e rosso della terra e delle case. Poi, le Gorge du Todra, una specie di canyon, pareti altissime di roccia, fiumiciattolo in basso (le Gole dell’Alcantara, vicino a Taormina, però sono un’altra cosa), piccolo guado per la gioia dei fotografi, un po’ tutti abbigliati con lo scialle in testa. Turisti, turisti…Nel pomeriggio trasferimento verso le dune e inizio della “speciale”. Tre tratti, volendo accorciabili a uno (come abbiamo fatto noi). Molte frecce a indicare il percorso tra le varie piste. Sassi verdi e bianchi da seguire, poi bastoni blu. Insomma, ci stavamo perdendo lo stesso. In più, con l’angoscia della temperatura dell’acqua che puntava decisamente verso la zona rosso-pericolo. Breve insabbiamento all’arrivo, tramonto in technicolor, cena buffet, ancora i suonatori a rompere la ciaramella. In ogni caso ce la passiamo meglio noi dell’equipaggio inglese sulla chevrolet numero 41. Durante il test ha ingaggiato una battaglia privata con la Studebaker di Xavier, ha scelto una pista all’apparenza più veloce. Dopo un quarto d’ora Xavier si è ritrovato al punto di partenza; della Chevrolet si è persa ogni traccia (li ritroveremo in albergo). Al momento di rientrare, controllo l’acqua, ce n’è poca. Comincio ad aggiungerne, attingendo alla preziosa riserva potabile. Più ne metto, più ne entra. Ovviamente, sta perdendo qualche cacchio di tubo. Rita si accorge che il manicotto è uscito dall’alloggiamento, lo risistema. Altra acqua, si può andare. Di notte, 40 chilometri di strada cartonata, un supplizio per Vagabunda che quest’ultimo tratto di sterrato davvero micidiale proprio non se lo meritava. Ma ancora una volta ce la fa a riportarci a casa. Subito a letto, che domattina c’è la sveglia alle 4,30.