Ci mettiamo un po’ a trovare il percorso a piedi suggerito dalla guida Lonely Planet, nostro road book per questo giorno di riposo a San Pietroburgo. Ma poi siamo ripagati con memorabili scorci di questa città incantevole, piena di cattedrali, canali, ponti, confluenze di fiumi e respiro imperiale nelle costruzioni, nel progetto zarista di capitale della nazione più grande e potente del mondo. Non per niente il dominio sovietico era andato oltre lo stretto di Bering, comprendeva tutta l’Alaska, c’erano basi russe a San Francisco e Los Angeles. Come souvenir compriamo una matrioska che ha Berlusconi all’esterno e tutti i big della sinistra dentro. Chiama Boris da Mosca, sono stati rintracciati gli ammortizzatori, un suo amico deve venire in volo a San Piter, ce li porterà all’hotel Moskva. Che si trova alla fine del Nievski Prospect, lo storico viale che stiamo percorrendo. Camminata interminabile, ma finalmente è nelle nostre mani il ricambio spedito l’11 giugno. Metropolitana, altra camminata, irrinunciabile birra con pistacchi di fronte al Golfo di Finlandia. Protesta scritta perché ci hanno dato il massimo delle penalità anche per l’arrivo a Mosca, dove invece abbiamo regolarmente timbrato. Cena in una specie di casottino sul Baltico ventoso. I Puffi, nobili De Ferranti su Rolls targata Puff 3, stanno lavando la macchina con le tute azzurre, mentre vicino al parcheggio occhieggia una Austin Seven, in pratica una automobilina da bambini che – dicono – sta facendo il nostro stesso percorso. Di sicuro era a Mosca. E già venire fin qui sarà stato impegnativo. Ma se davvero ha fatto la Mongolia, giuro che mi mangio il cappellino rosso del Museo storico Alfa Romeo.