E’ Boris, il santo ortodosso e barbuto, che ci proteggerà. Lo ha deciso il guidatore di un autobus che ci ha affiancato, salutato, allungato una cornicetta con l’icona di “Barìs”. Stavamo tornando in albergo scortati da un gentile lavoratore russo che aveva seguito le nostre vicissitudini alla ricerca di meccanici, gommisti, saldatori e specialisti in convergenza. Gli è che Celestina sembrava zoppa non perché bisognosa di bilanciamento, ma perché i montanti della sospensione anteriore sinistra, lavorando a lungo senza il rispetto dell’ammortizzatore, stavano cominciando a strappare la parte dello chassis dove sono fissati. Ho mangiato con Sacha, il capo dei lavoranti, scambiando bresaola contro salame. Mi ha fatto vedere il suo album di caccia e pesca con magnifiche prede. Gente cordiale con la quale, nonostante l’apparente insormontabilità della lingua, alla fine riusciamo a comprenderci per la voglia di farlo. Notizie dal fronte classifica. Da non crederci, ma siamo nella top ten! Decimi a quattro ore e mezzo dal primo assoluto, su Mercedes 220. Dietro di noi l’altra Mercedes, staccata di un’ora e 50; e poi l’Aston Martin che nei nostri riguardi accusa un ritardo di otto ore. I tempi della nostra categoria sono i migliori di tutte e tre le classi e quindi possiamo considerarci decimi – nonostante le disavventure dei primi due giorni in Mongolia – anche nell’assoluta. Ciriminna sul truck è diretto al confine e sicuramente lo ritroveremo a Mosca.