Dovrebbe essere lì, in alto, dietro la cortina di nuvole sporche. Il monte Kilimangiaro si riesce solo a intuire nella sua maestosità, ma la vetta rimane coperta e la sua presenza è come un dogma: bisogna credere che esista. Fatto sta che siamo riusciti a portare la nostra auto storica sotto l’Everest (Pechino-Parigi del ’97), sotto l’Aconcagua (Inca Trail 2001) e adesso sotto questo grande vulcano spento di quasi seimila metri. Gli appassionati di veicoli d’epoca possono comprendere bene il nostro livello di soddisfazione…Siamo arrivati ad Arusha, la “capitale dei safari” (le prossime 48 ore tutti al Ngorogoro, niente penalità), città cosmopolita, estremo nord della Tanzania. Negli ultimi tre giorni abbiamo percorso duemila chilometri e nessuna delle automobili sembra averne risentito. Riusciamo tutti a stare nei tempi (la media-base è di 80 chilometri l’ora) e questo lascia inalterata la classifica assoluta. Oggi siamo passati attraverso sconfinate piantagioni di agave mentre, in lontananza, si alzavano i fumi delle carbonaie. Gli spericolati conduttori di pullman e pullmini ci hanno reso la vita difficile con la loro perenne rivalità: sembra siano continuamente in gara, sorpassi assassini e (come molti di questi veicoli hanno scritto sul cruscotto) “no prisoners”, vale a dire che non fanno prigionieri, che non hanno pietà per nessuno. Soprattutto, non ne hanno per se stessi.
AT THE BOTTOM OF THE SNOWY KILIMANJARO
It should be there, up there behind that curtain of black clouds. The Kilimanjaro mountain can only be guessed in its grandeur, its peak remains unveiled: it’s a dogma, you have to believe it exists. The point is that we’ve succeeded in driving our car to the foot of the Everest (1997, Peking-Paris), of the Aconcagua (Inca Trail, 2001), and now under this huge 6000-metre-high extinct volcano. Old car fans can easily imagine how proud we are… We’ve come to Arusha, “capital city of all safaris” (in the coming 48 hours we’ll all be driving to Ngorogoro, no penalties will be given); it’s a cosmopolitan city in the Far North of Tanzania. We’ve travelled 2000 kilometres in the last three days but none of the cars seems to have suffered from that. We are all quite keeping to the schedule (average low speed: 80 kilometres per hour) and this leaves the overall placings unchanged. We crossed immense agave plantations today and as we were going by we saw the smoke of the charcoal pits rising in the distance. The daredevil coach and vans drivers have made things really difficult for us with their eternal rivalry, it seems they are always in a competition: criminal overtakings and, as many of their dashboards read, “No prisoners”, that is to say they have no pity at all, no compassion for anyone. Most of all for themselves, you would say.