Sgombro alla piastra a Trebisonda

Samsun - Trabzon
11/05/2000

Siamo a Trabzon, l’antica Trebisonda, città vecchia quanto Roma, principale porto del Mar Nero, dominata dalla “tràpeza”, la tavola di roccia dove sorge l’acropoli. Città di antichi commerci, incontro di popoli e civiltà, oggi piena di traffico e di colori. Ci siamo arrivati dopo una picchiata furibonda, scendendo dai 1.950 metri del passo Zigani, al termine di una solita “speciale” impossibile: 17 chilometri in 13 minuti, vale a dire 80 all’ora su una ripida mulattiera, buche e sterrato, il dubbio che ci sia sempre un carretto dietro la curva. Noi abbiamo impiegato 21 minuti, pagandone quindi otto di ritardo. I migliori (Broderick con la Pagoda 250 e i terribili giapponesi) sono scesi quattro minuti sotto di noi. Ottimo il tempo della Mustang (tre minuti meno di Vagabunda) che adesso ci insegue in seconda posizione, a una dozzina di minuti. Identico al nostro il tempo della Austin Healey 3.000, terza di classe. Come al solito abbiamo un po’ tirato al risparmio, cercando di evitare (come cantava Battisti) le “buche più dure” e non portando mai le marce oltre i 4.000 giri. Però tutti gli avversari della classe si stanno avvicinando. Sarà dura. Soprattutto per loro. A nostra parziale scusante un tornante a sinistra definito dallo stesso radar “impossibile”. E infatti bisognava fare più di una manovra per riuscire a imboccarlo. Noi ci siamo trovati davanti il 74, l’argentino Ricardo Fox con la Mercedes berlina 220 S, che avevamo raggiunto; abbiamo dovuto aspettare che riuscisse a girare quel bestione, poi Vagabunda che non ha sterzo per niente ha faticato più del dovuto per inerpicarsi e affrontare i dieci chilometri della stradina sterrata. Insomma, un’altra giornata da mettere nella colonna delle positive. A sera, “uskumru” alla piastra in una bettola della piazza. Chi sta meglio di noi?