02/09/2023
Apprendo soltanto oggi che il mio amico Claude è morto a Ginevra una settimana fa. Non ci sentivamo da tempo, ma è sempre rimasto vivo nei miei ricordi. Abbiamo disputato insieme il Giro del mondo in 80 giorni, un rally per auto storiche svoltosi nel 2000. Eravamo i “fondatori” dell’esclusivo club “Rally ‘n Roll”, aperto soltanto agli equipaggi che durante la gara potevano vantare di essersi capottati con le loro macchine (una semplice uscita di strada - roba da piloti della domenica - non bastava per essere ammessi). C’eravamo rivisti a un Giro di Sicilia e con il “fratello” Francesco Ciriminna introducemmo Claude ai segreti primari dell’isola: il barocco improvviso di certi vicoli, le granite di mandorle, la vera pasta alla Norma.
Un’altra zingarata automobilistica in Grecia (ricordi Theo?). Poi la sua apparizione discreta a Leningrado, verso la fine della Pechino-Parigi del 2007 (“Ciao amici miei, passavo da queste parti…”). Sempre misurato, quasi modesto, disposto a condividere tutto: sorrisi, preoccupazioni, allegria, guasti meccanici e storie di vita. Venne a salutarci come sempre all’arrivo dell’altra Pechino-Parigi che disputammo nel 2016 e che si concluse in place Vendôme. “Ho l’ufficio qui vicino, sapete…Dái, offro un aperitivo”.
Non parlò mai di suo padre, né mai gli chiedemmo di farlo. Eppure era lui ad amministrare il nome e l’eredità di un uomo-immagine del ventesimo secolo: Picasso.