Qui a Yekaterinburg, dove nel luglio del 1918 furono uccisi lo zar Nicola II e tutta la sua famiglia, anche la nostra Giulietta d’improvviso è a rischio di sopravvivenza. C’è qualcosa che non va nella distribuzione, forse sarà necessario sostituire la pompa dell’olio. Sembrava quasi impossibile che l’Alfa fosse passata praticamente indenne (due ammortizzatori, due forature, due filtri dell’aria; e basta!) là dove tutte, ma proprio tutte le altre macchine del rally avevano subito tragiche rotture. Il parcheggio al Palazzetto dello sport faceva impressione, con tutti i cofani aperti, le ruote smontate, un clangore di riparazioni e prove motore. E questo riguardava coloro che qui erano riusciti ad arrivare. Nel giorno di riposo sono sopraggiunti alla spicciolata altri camion con a bordo vetture da riparare. Tra queste, la Chevrolet degli Aguilar, equipaggio uruguayano rimasto 40 ore nel deserto, assistito da caritatevoli pastori mongoli che, la mattina e la sera, portavano loro acqua e cibo. Giulietta si è messa subito in moto, si spenta, non è più partita. Werner Esch ha provato a smontare lo spinterogeno, a rimetterla in fase. Non girava. Per lui il male sta lì sotto. Stessa diagnosi di Andy e Peter. La trainiamo alla Peugeot, Viene Andy ad aprirla: si è rotto un piccolo asse di acciaio, quello che si collega allo spinterogeno, non si può saldare. Ci arrendiamo, ma solo per il momento. Arriverà il ricambio dall’Italia. Contatti, speranze, ansie.