La vista che si gode dal valico del Tizi-n-Test (2100) è grandiosa. La fatica per arrivarci anche. La temperatura dell’acqua schizza subito verso il rosso, un occhio allo strumento e uno alle curve. Quindici minuti di ritardo al controllo orario, dieci alla fine della prova. Tutti prendono qualche minuto, ma classifica immutata. Ciriminna non ce l’ha fatta a partire, il motore sdoganato faceva le bizze. Si è diretto a Tangeri, lo rivedremo dopodomani, superpenalizzato. Invece Vagabunda va. Fino a quando si comincia a sentire un rumore nuovo, di scappamento ma non solo. Cerchiamo disperatamente un po’ d’ombra per fermarci ma, per fortuna, non la troviamo. Si arriva così in un villaggio, c’è un distributore, accanto un’officina con il ponte. M’ero perso il bullone che fissa l’inizio della marmitta e l’altro s’era allentato ben bene. Si riparte, si rientra cioè nel forno. E’ l’una e il sole picchia duro. Altri tre valichi, intorno ai 1.800, ma la strada è buona e si può dosare la temperatura dell’acqua. A un certo punto vedo sul ciglio della strada una specie di lucertolone, forse un varano o un dinosauro baby. Anche lui mi vede, mi aspetta a tiro e, di colpo, si butta sotto le ruote. Lo evito con quelle anteriori, ma la posteriore sinistra lo giustizia. A parte il miliardo di moscerini e mosconi, è il primo animale che muore per mano di Vagabunda. Avevamo evitato un cerbiatto in Pennsylvania, una lontra non mi ricordo più dove, qualche volpe, quei corvi americani lenti e grassi come tacchini. Ma questo dinosauro baby, suicida per il caldo(?), proprio non siamo riusciti a saltarlo. Ampiamente in tempo a Ouarzazate, c’è una bella piscina, c’è il proposito di farci un bagnetto. Poi vince la stanchezza: due ore di pisolo che proprio ci volevano. Cena all’aperto, l’aria è sempre afosa. Domani si va sulle dune, prova-spettacolo e rientro di notte dopo il cinemascope del tramonto. Pioverà?