C’era una strada, dietro l’hotel Beijing, che all’imbrunire si riempiva di carrettini, ognuno con una sua peculiarità alimentare. Cucinavano tutti all’aperto su un lato della strada, vapore e profumi, grida e fritture. C’era di tutto, dagli spiedini di scorpioni agli spaghetti fatti e cotti all’istante, zuppe fumiganti e polli vivi, serpenti e interiora, bibite e dolci misteriosi ma coloratissimi. Sgabellini per sedersi, inviti gentili a gustare specialità improbabili. Una atmosfera tutta pechinese. Abbiamo voluto riviverla, ci siamo fatti lasciare dal taxi davanti al Beijing hotel (in ristrutturazione) e ci siamo avviati. Non un negozio era lo stesso: tutti modernissimi, Mc Donalds, centri commerciali immensi e fornitissimi, un lastricato pedonale rimarchevole, fioriere, edifici ultramoderni, uno Snoopy alto quattro metri. La stradina dove si mangiava o, meglio, si vedevano i cinesi mangiare, c’è sempre, ma di carrettini ne abbiamo contati solo tre. Pechino divora se stessa per continuare a ingigantirsi, grattacieli e strade cittadine a otto corsie. Cambia pelle con una rapidità sorprendente, i palazzi vengono su di scatto, il profilo della città è mutevole come un caleidoscopio. In mattinata siamo andati a portare le macchine a Tiensin, all’aeroporto per i cargo, due ore di convoglio, tre ore di attese e pratiche, due ore per il ritorno in pullman. Giornata persa. Appena il tempo di un’ottima birra con salsiccia al Lufthansa center, poi visita al quartiere dietro al Beijing hotel con le notazioni di cui sopra. Ritorno in hotel, barba, divisa (maglietta con due panda) e serata di gala per la premiazione della Londra-Pechino. Intrattenimento piacevole, aria da ultimo giorno di scuola, molti nuovi amici si fermano qui. Proiezione del film, Vagabunda si vede brevemente mordere lo sterrato, ma si vede. Applausi, abbracci, foto-ricordo, pacche fraterne con i giapponesi Ishida-Aoki vincitori della Maratona e oramai nostri amici per sempre. Uno scoop alla fine che va subito riferito, cari lettori, agli amici del club Taruffi, I tre francesi sulla Packard coloratissima hanno letto “Club Taruffi” sui nostri cappelletti e si sono incuriositi. Per farla breve: pare che abbiano in fase di restauro avanzato un Bisiluro da record di Taruffi. Gli abbiamo spiegato cos’è il nostro sodalizio, parlando del museo a Bagnoregio e delle manifestazioni felliniane. Li ho invitati, con il Bisiluro, per una visita. Potete contattarli sul sito Web, divertentissimo e colorato: www.letouren80jours.com. Oppure dire a Verzaro che mi chiami sul telefonino (speriamo che in Alaska funzioni) e farò da tramite per portare il Bisiluro al museo. Vagabunda se n’è già invaghita.