Sul motorino con 50 papere…

Nha Trang - Hoi An
21/03/2008

La sveglia alle 4,30 si giustifica soltanto con la voglia di scappare da questa specie di Gardaland vietnamita e mettersi presto in cammino per una tappa di 500 e passa chilometri. Rotta verso nord, bella costa e appena si vira all’interno campi di riso a perdita d’occhio, scolaresche in bici, la solita miriade di motorette. E’ curioso vedere i bordi delle strade lastricati dal riso steso ad asciugare; ma occorre tener d’occhio soprattutto i pullman che vanno da indemoniati, strombazzano da folli e non fanno prigionieri. All’ora di pranzo facciamo sosta in una specie di bettola di lusso, un americano ci aiuta col menu e ci gustiamo in quattro uno zuppone memorabile che sobbolle al centro tavola mentre dentro si butta carne, pesce e verdura. Il ritorno sulla strada all’ora più infuocata è pesante; ma per distrarsi ecco 50 papere legate su un motorino, un camioncino con un albero bellissimo che sembra cresciuto lì nel cassone, un altro motorino il cui passeggero trasporta sì un materasso, ma tenendolo per largo. Si va a My Son, rovine del IV secolo dedicate al dio Shiva, considerato il fondatore della dinastia Champa che dominò per secoli la zona. C’è rimasto ben poco, soprattutto dopo gli sconsiderati bombardamenti americani; ma il fascino è enorme, l’arenaria è quasi nera e porta con sé millenni di civiltà. Arrivo al tramonto nella nostra dimora, una villa extra lusso, vasca in lapislazzuli e oceano che mormora qui davanti.

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