La risposta e' che arriverà' – chissà' quando – un camion per portarci a Ulan Baator, Previsione ottimistica, un giorno a mezzo. Siamo rassegnati. Ma anche i meccanici hanno avuto problemi, dozzine gli insabbiamenti e le rotture. Arrivano, ricaricano la dinamo, alle 10 ci mettono in condizione di ripartire. Cento chilometri supertosti nelle prime quattro ore, pieno a Sainishand e si va ancora per oltre 400 e passa chilometri. Difficile tenere i 40 all’ora, ma l’ultimo tratto è una nuova, splendida, riposante striscia di asfalto che porta dritti alla capitale. Tramonto in superscope Technicolor, ma poi sosta perché il sole in faccia acceca completamente. Ne approfittiamo per mangiare un po’ di parmigiano (siamo digiuni da 36 ore…).Alla periferia della capitale finisce l’incantesimo: tanto traffico, tante luci perennemente abbaglianti e l’irrinunciabie smarrirsi in città. Sono tutti curiosi della nostra macchina, un gruppo di ragazzi, saputo che siamo italiani, mette nel mangianastri “Parole, parole” di Mina. Ore 23, cena fredda, ma finalmente passabile con pollo riso e gelato. Le signore della 105 non si sono fermate al villaggio, a Sainishand sono arrivate alle 9 di mattina e alle 9,30 sono ripartite. La classifica? Siamo 27 di categoria e abbiamo una macchina da riparare. Però siamo rientrati in carovana e domani c’è un giorno di sosta.