Una sistematina a Vagabunda e poi verso Niagara on the Lake, una cittadina alla foce del fiume con un fascino particolarissimo: ville che guardano il lago, giardini curati da chirurghi plastici, una strada principale tutta fiorita, negozi di antiquariato, boutique alimentari, abbigliamento esclusivo. Le case tipo anni ’20, località di una villeggiatura benestante. Facciamo un giro sul battello a vapore del ‘903, silenzioso e riposante. Vagabunda è riconosciuta da un italiano, “Mi ci sono capottato nel ‘63” dice con orgoglio. Intorno al promontorio, vigneti a perdita d’occhio, il Niagara bianco è onesto e fruttato. Una montagna di gelato per tre dollari, si torna a Niagara Falls, prima o dopo queste benedette cascate dovremo visitarle, no? Impossibile trovare parcheggio, è il 4 luglio, Independence Day, folla di americani in gita. Depositiamo Vagabunda nel garage dello Sheraton, discesa in funicolare, sgroppata a piedi e imbarco sul penultimo battello che va sotto le cascate. Per quanto si possa raccontarla - la sensazione di stare al centro dell’acqua, 60 metri di pareti schiumose che piombano addosso a precipizio - è sempre qualcosa di più emozionante. Tutti con gli impermeabili blu (il regno dei Puffi?), ma ci si inzuppa lo stesso. Difficile fare riprese e scattare fotografie, in certi momenti si è al centro di un uragano, raffiche di vento e come di pioggia. Bellissimo. Viste da sotto, le cascate sono davvero impressionanti. C’è un arcobaleno costante che si rifrange nella immensa colonna di schiuma e vapore. Le avevamo già viste d’inverno, tutte ghiacciate. Ma oggi lo spettacolo è stato davvero formidabile (nuvola fantozziana in vacanza: dev’essere americana). A cena con Yong, il malese dell’MG. Che si sta facendo un giro in America per conto suo e ha già fatto 22 mila miglia, tre volte coast to coast. Vuole organizzare un rally turistico dalle sue parti, fornirebbe lui le macchine, Thailandia, Singapore, Bali. Infine, siamo stati nominati presidente di un nuovo team, il “Rally ‘n Roll”, demolition club. Oltre a noi, Picasso (abbiamo appurato che è il figlio di Pablo), Janet e Meus. Quelli finiti fuori strada. Le iscrizioni sono sempre aperte.