Turfan e la moschea di fango. E se piove?

Turfan
30/05/2000

Trentasette gradi all’ombra significa uscire dall’aria condizionata dell’albergo e sentirsi colpire alla gola da un lanciafiamme. E per fortuna che il cielo è coperto. Turfan è una delle città più calde del mondo, fino a qualche decennio fa la gente di giorno si rintanava in grotte sotterranee e viveva soprattutto di notte. Adesso è la tipica città cinese in via di sviluppo, viali immensi, grande estensione in larghezza, donne con l’ombrellino per proteggersi dal sole. Nella scuola di fronte i bambini giocano a basket e a pallone (e pure bene) incuranti della grande calura. Noi passiamo la mattinata in una sventurata officina Volkswagen in cui non riescono a comprare in tre ore la camera d’aria della giusta misura e poi quasi ci rovinano una gomma. Sostituito un pezzo di manicotto che, sfregando con la protezione della ventola, s’era tagliato e cominciava a perdere. Ingrassaggio. S’è spezzata la parte terminale di una foglia della balestra. L’asse presenta una lieve curvatura verso il basso. Resisterà. A Pechino non ci sarà tempo per nulla: arrivo nel tardo pomeriggio e partenza la mattina successiva alle 9 per trasferire le auto in aeroporto. Eventuali interventi su Vagabunda rinviati all’arrivo in Alaska: ma di cosa ha davvero bisogno? Forse solo di riposarsi un po’. Noi siamo pimpanti. Al punto che ho offerto all’equipaggio della Porsche (secondo assoluto, non ha più strumenti per misurare le distanze) il mio Terratrip montato come eventuale riserva al Brantz, misuratore eccellente di ogni metro di questi 32 mila chilometri. Pomeriggio da similturisti, moschea dell’emiro simbolo della città, minareto di mattoni e il resto di fango e paglia. “E se piove?” La guida scuote la testa: “No, mister. Qui non piove mai…” Eppure ci sono vigneti rigogliosi, l’intero viale che porta all’albergo è un grande pergolato. Un sistema di irrigazione sotterraneo vecchio di secoli funziona ancora perfettamente e fa di questo posto, anche se situato sotto il livello del mare e con una temperatura rovente, la migliore accoglienza lungo la Via della Seta. Andremo a stare peggio, domattina alle 6.