Ci siamo ritrovati in uno dei paesaggi più belli del mondo a correre come forsennati su un terreno accidentatissimo. E così, invece di rimirare colline e praterie, vette e torrenti, altopiani e laghi immacolati, abbiamo prestato attenzione al miliardo e mezzo di buche disseminate lungo il primo tratto di percorso che portava ai 3900 metri del tremendo Passo Torugart. Una “speciale” di 189 chilometri, sterrati, in salita, su strada aperta, con ardui sorpassi da fare perché pietre e polverone alzate dal concorrente raggiunto rendevano rischioso ogni superamento. Ebbene, il primitivo tempo imposto di due ore e venti minuti (80 all’ora) è stato ridotto di 15 minuti (90 all’ora). Assolutamente demenziale. Eppure, almeno sei concorrenti ce l’hanno fatta a stare nei tempi. Noi ci siamo imposti di risparmiare Vagabunda e abbiamo pagato 16 minuti (con il tempo originario avremmo preso solo un minuto di penalità…). Il terzo in classifica assoluta, Aston Martin, ha rotto. Il secondo, con una velocissima Porsche, ha mantenuto la posizione ma con gravi danni all’assale. Saremmo passati terzi assoluti in classifica, ma una Peugeot coupè ha chiuso con un incredibile netto e ci ha superati. Restiamo quarti assoluti e primi di categoria, pur se il temibile Broderick (netto anche lui con la Pagoda 250, ma danni al radiatore colpito da una pala del ventilatore che si è spezzata) ormai è a soli cinque minuti da noi. Però Vagabunda sta abbastanza bene e domani, giorno di riposo, possiamo fare le saldature necessarie. Se deve diventare una gara al massacro, siamo in posizione splendida. Qui a Kashgar, snodo carovaniero da almeno duemila anni, c’è la Cina deteriore che ti aspetti: musicaccia a tutto volume, strombazzamenti, tanta polvere, ragazzi marchiati Adidas. Speriamo che ci sia anche un bravo saldatore.