Liegi, amara Liegi
Da Liegi a Lubiana, poi Brescia e ritorno a Liegi. Invece dei controlli a timbro una specie di caccia al tesoro per fotografare la nostra Fulvia sullo sfondo di luoghi indicati nel radar e poi controlli orari e tutta una serie di prove speciali in circuito. Una dozzina di passi alpini, 3.500 chilometri, cilindrata massima 1.300 cc. Bene: tra una rotonda e un lungo fiume, ci perdiamo subito nei sobborghi di Liegi che costeggiano la Mosa. Mezz’ora da recuperare. Secondo miglior tempo nel circuito di Spa, ma dieci secondi di penalità per non esserci fermati “a cavallo” della linea di arrivo. Poi, tutto il giorno a inseguire paesini secondari, con l’ansia per la benzina in riserva o il dubbio sull’ultima corsa del ferry per attraversare un fiume Reno impetuoso come lo Yukon. Sette ore di sonno e si riparte verso un kartodromo, poco più di un chilometro da fare in 76 secondi. La media è superiore ai 50 all’ora, il percorso molto tortuoso. Stiamo fuori di due-tre secondi. Poi, altri paesini dai nomi impronunciabili. Il radar li enumera soltanto, senza specificare la distanza e imponendo foto-testimonianze in località che impediscono di tagliare o prendere strade più comode. Riusciamo a collezionare tutte le foto, giungiamo pelo pelo al controllo d'arrivo, nello splendido museo della Bmw. Purtroppo i freni della Fulvia minacciano di lasciarci. Miracolosamente c'é un meccanico aperto di sabato pomeriggio: sentenzia che dev’essersi consumata la guarnizione di un cilindretto, il liquido dei freni si disperde. Ci procuriamo una scorta abbondantissima di Dot 4, dovremo rimboccare il più spesso possibile... Terzo giorno in una Baviera lussureggiante e piena di sole, Tirolo pieno di motociclisti arditi e dopo il Brennero un’Italia fredda e piovosa. Rita si compra una felpa, lo specchio del lago Misurina va e viene sotto la nebbia. La Fulvia ha marciato prudente, siamo secondi di classe a terzi assoluti, preceduti da un Mini Cooper molto attrezzato e da una bellissima Moretti “Sportiva”, copia in piccolo della Dino Ferrari. Ci mancava una foto, ma nel posto dovuto c'eravamo sicuramente fermati. Abbiamo recuperato il “netto” trovando in una immagine scattata da un altro concorrente (il mitico Willy Cave, un monumento del rallismo mondiale; ultraottantenne, gareggia con una Mg TD, sempre scoperta...) la nostra Fulvietta in posa sullo sfondo!
Il quarto giorno ci fermiamo ad Auronzo. Bepi il meccanico diagnostica il malanno (pistoncini che non fanno il loro dovere). Si riparte col solito patema. Tre vette da scollinare, poi si entra in Slovenia scalando il passo del Predil, piove, pendenza sempre superiore al 14%. Ma a scendere...I freni non vanno più, cinquanta tornanti tutti in prima, una sofferenza interminabile. Un infernale foto-controllo ci fa perdere un’ora (il segnale da fotografare era stato divelto). In albergo raccontiamo i nostri guai, l’organizzatore allerta i meccanici per una riparazione. Si impegnano un paio d’ore, chiudono i tubi dei pistoncini anteriori. Salgo per rimettere la machina in garage, ma non frena quasi per niente. Così è un rischio anche spostarla. Il camioncino-officina ci aggancia a una sbarra rigida e così il giorno dopo si riparte. Ma sono più di 150 chilometri, tre ore di guida molto impegnative perché comunque bisogna stare al volante e seguire quasi alla cieca il percorso. A Gorizia carro-attrezzi dell'Aci e prima delle 16 siamo a Mantova, nell'officina Ballabeni allertata dall'amico Luciano Lui. Poi dritti a Brescia, anticipando di un giorno l'arrivo della carovana a Villa Fenaroli. Che si rivela una residenza davvero principesca a 86 euro la doppia superior, colazioni comprese. Cena con cinque portate di pesce (favolosa la tartare di tonno con gemme di cappero), una bella bottiglia di Gewurtztraminer per disciogliere la tristezza del ritiro. E finalmente una bella dormita.