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Con l’amico Francesco Arcieri condivido, tra l’altro, la passione per le auto storiche. Nel 2000 riuscimmo addirittura a partecipare alla Mille Miglia in Argentina, a farci prestare dall’amico Luis Calderola una Fulvia coupé (primi di categoria), a farla sponsorizzare Alitalia (biglietti aerei in Magnifica!) e a regalarci un supplemento di vacanza-lavoro a Buenos Aires. Adesso siamo alla vigilia di un altro colpaccio: prendere parte a novembre alla mitica London-Brighton!
Ma non basta: il 20 settembre ci sarà un cocktail a Villa Wolkonski, strepitosa residenza romana dell’ambasciatore inglese, con l’esibizione delle due vetture, appartenenti al Mauto, che verranno schierate alla partenza in Hyde park, primo sabato di novembre. Il museo torinese celebra i 90 anni e porterà a Londra due automobili strepitose: la Peugeot che fu la prima vettura a circolare in Italia e il primo modello costruito dalla Fiat, quello che vedete nella fotografia.
Non sarà un semplice “viaggio di piacere”, perché si partirà all’alba con l’obbligo di arrivare alla cittadina sulla Manica entro il primo pomeriggio. Stradine secondarie, qualche salita impegnativa per le nostre automobili ultracentenarie, un sistema di guida tutto da sperimentare, un abbigliamento consono al clima solitamente avverso. Avremo però l’assistenza del Mauto e il calore di tante migliaia di appassionati lungo il percorso.
E soprattutto, un’altra storia da raccontare su queste pagine.
Esemplare unico della serie Fleetwood, un motore V8 di 5.400 di cilindrata, cambio automatico, servosterzo e servofreno, rifiniture esclusive e 70 anni d’età. Un’auto principesca per il ”principe della risata”. Questa Cadillac appartenuta ad Antonio de Curtis verrà messa all’asta a fine mese e chi dovesse aggiudicarsela potrà far propria una tipica battuta di Totò: “C’è chi può e chi non può. Io può”.
Interni in pelle nera, rifiniture extra lusso. Dagli stabilimenti General Motors era uscita in origine con una livrea total black: Totò fece gli scongiuri e ordinò che gliela consegnassero con un rivestimento di particolare tessuto giallo e verde, una finissima moquette idrorepellente. L’auto conserva ancora la targa originale degli anni ‘50 (NA 213338) e c’è da giurare che il principe si giocò più volte quel terno secco sulla ruota di Napoli. Adesso, la fortuna di diventare il nuovo "conservatore" di questa fuoriserie passa attraverso carandclassic.com, il sito di aste di auto storiche più importante d'Europa. Basta collegarsi, studiare l'andamento delle offerte e piazzare una proposta d'acquisto. L'azienda è serissima, vi lavorano più di cento dipendenti, i meccanismi di aggiudicazione e di pagamento sono rapidi, affidabili e controllati.
Cromature lucenti, sei metri di lunghezza e con un motore capace di sprigionare 240 cavalli, il nuovo proprietario della Cadillac di Totò non passerà certo inosservato. Ma attenzione: come diceva il principe de Curtis “Signori si nasce. E io, modestamente, lo nacqui”.
Il rischio è di ritrovarsi in minoranza, nel senso che la maggioranza dei concorrenti potrebbe essere straniera. Il Raid degli Etruschi (Viterbo, 22-25 giugno) è alla sua quarta edizione e la pattuglia estera diventa ogni anno più folta perché il passaparola per una fantastica full immersion nella Tuscia diventa sempre più convincente. Basta dare un’occhiata al programma per capire il perché.
Giovedì pomeriggio si arriva all’hotel Salus, si sbrigano velocemente le pratiche e si ha tutto il tempo per godersi le varie temperature delle piscine di acqua calda. Il venerdì, subito dopo la partenza, attraversamento del quartiere medievale di San Pellegrino e dritti verso Marta dove c’è la prima sosta enogastronomica: i pescatori spillano dalle loro botti personali il vino Cannaiola per accompagnare la frittura dei tipici pescetti lattarini del lago di Bolsena. Si riparte. Dopo una visita guidata al castello di Vulci si va al mare per pranzare sul litorale di Tarquinia Lido. Puntata tutta etrusca al museo, rientro in albergo e, volendo, altro bagno ristoratore nelle calde acque termali. La cena è nel sontuoso chiostro della Santissima Trinità, a Viterbo.
Sabato tutti in fila al kartodromo Sensi per una serie di prove al centesimo di secondo e poi in giro a piedi nel borgo di Bassano in Teverina. Si torna al volante verso i Monti Cimini col piacere di una sosta alla Bella Venere sulle sponde del lago di Vico. La cena è nello storico a palazzo dei Priori, poco alcol perché la giornata si chiuderà con la “speciale” in notturna nel centro cittadino.
Domenica si va in visita nei 22 ettari di Villa Lante a Bagnaia, Fontana dei Mori del Giambologna e spettacolari giochi d’acqua. Rientro in hotel, brunch, premiazione e commiato con la promessa, da parte della maggioranza straniera, che nella prossima edizione faranno venire altri connazionali per godersi la Tuscia a fine primavera. Andrà a finire - se non ci sbrighiamo a mandare l’iscrizione al patron Mimmo Patara - che i 25 posti di questo raid se li prenderanno tutti loro…
Mille Miglia, si moltiplica per cinque. D’accordo, Stirling Moss nel ‘55 impiegò dieci ore e mezzo per chiudere l’anello Brescia-Roma-Brescia. Alle storiche quest’anno sono concessi cinque giorni. Ma il percorso sfiorerà i duemila chilometri e comprenderà (come accadde nelle edizioni del ‘47-48) anche il Piemonte. La commissione selezionatrice ha reso nota la lista ufficiale delle auto ammesse: dovrebbero essere 405, ma nell’elenco se ne contano 395 (più sei “militari”). Si partirà il prossimo 13 giugno e, per i festeggiamenti riservati ai cent’anni della nostra Aeronautica militare, in ogni giorno di gara è stato inserito un luogo simbolico: l’aerobase di Ghedi, gli aeroporti di Pisignano e Piacenza San Damiano, il Museo storico dell’Aeronautica a Vigna di Valle e il Comando della prima Regione aerea di Milano.
Sempre più numeroso - 74 - il gruppo di esemplari che ha preso parte alla 1000 miglia di velocità disputata tra il 1927 e il 1957. Tutti i favoriti rientrano in questa categoria per via del bonus sul coefficiente che, alla fine della competizione, si rivela indispensabile per competere nelle prime posizioni. Alla kermesse prenderanno parte anche due OM Superba del 1925, mentre due Lancia Aurelia B20 saranno le macchine con ben quattro partecipazioni negli anni ‘50. La marca più rappresentata sarà l’Alfa Romeo con 47 vetture. Al via anche una una Bentley 3 litri del 1923, che potrà vantare il privilegio di essere l’automobile più antica ammessa alla competizione.
L’equipaggio Vesco-Salvinelli è il favorito numero uno, avendo vinto le ultime due edizioni. La pattuglia straniera più rappresentata sarà quella dei 121 olandesi. A seguire gli USA con 65 equipaggi, la Germania con 59, il Belgio con 55 e il Regno Unito con 51. Considerando infine che oltre alle storiche la carovana accoglierà anche le vetture della 1000 Miglia Green, del Ferrari Tribute, delle supercar di 1000 Miglia Experience, dei meccanici al seguito, dei giornalisti accreditati, degli organizzatori e delle pattuglie di Polizia, aspettiamoci di veder sfilare un serpentone di circa duemila automobili.
Confesso che da un po’ di tempo non davo un’occhiata al contatore, anche perché abbiamo rallentato molto le nostre zingarate. E rimango sempre sorpreso quando mi accorgo che il numero dei visitatori continua a crescere, anche se in questo sito non vengono pubblicate novità. L’ultima notizia è dello scorso novembre, quindi cosa vengono a cercare i manzoniani 25 lettori che aprono girodelmondo.com? Vecchie storie, evidentemente. Avventure con Camillona, Gwendolina, Vagabunda, Celestina e le altre auto, antiche compagne di rally in giro per il pianeta Terra. Ma proprio oggi mi è venuto in mente un bel nome da dare alla prossima vettura. Ancora non conosco marca e destinazione, ma il nick name è pronto: “la Tormentosa”!
È morta Betty Banham. Con suo marito Peter ha costituito la più straordinaria coppia di nostri amici-assistenti-meccanici-consiglieri ogni volta che abbiamo avuto a che fare con auto d’epoca, motori e partecipazioni ai rally storici. Ho conosciuto Peter e Betty più di 25 anni fa, ai primi briefing in preparazione della Pechino-Parigi 1997. Sapevano tutto della nostra Flavia coupé “Vagabunda”. Durante il Giro del mondo in 80 giorni, alla fine di una speciale in Grecia, Betty mi chiese com’era andata. Le dissi - scherzando - che Rita aveva detto soltanto 36 volte “Mamma mia!”. Da allora, se al mattino le chiedevamo che tipo di prove dovevamo aspettarci durante la tappa, ci rispondeva “Don't worry Rita, no mamamias todays”. Nel nord del Canada finimmo fuori strada, un volo di una trentina di metri lungo una scarpata, capottamento con urto finale contro un albero. Cominciai a svuotare la macchina, convinto che il rottame sarebbe rimasto lì per sempre. Mentre Betty consolava mia moglie dolorante, Peter andò a controllare il motore. Tornò su e mi disse: “Il motore di Vagabunda non ha danni. Le carrozzerie si riparano. Giuro che vi riportiamo a Londra su questa Lancia!”. Ci riuscirono, ovviamente.
“The Banham” costituivano la maggiore garanzia dei rally di lunga durata. Se c’erano loro, tutti sapevamo che qualsiasi problema si sarebbe risolto. Peter riusciva a lavorare su tre macchine contemporaneamente perché bastava una parola gridata avendo la testa dentro al cofano e Betty già gli portava il tubo giusto, la chiave adatta, il pezzo di ricambio che serviva all’istante. Il tutto pescato dentro un camioncino-officina in cui solo lei poteva e sapeva mettere le mani. Vennero nostri ospiti a Roma perché ci eravamo iscritti al Classic Safari Città del Capo-Malindi con la Mercedes 250 SE coupé e volevamo che fossero loro a prepararla. Ce la fecero ritrovare pronta alla partenza in Sud Africa. Io provavo a darmi un tono, a chiedere qualche spiegazione. Dissi che mi sembrava un po’ più rumorosa, “Put Maria Callas on and turn up the volume...”, consigliarono i Banham.
Betty doveva sempre trascinarlo a mangiare qualcosa, tirandolo via dai motori in attesa dei suoi interventi. E spesso vedevi una vettura con Peter steso sotto e lei accanto, in attesa che il marito riemergesse un attimo per sfamarlo al volo o costringerlo a bere un tè caldo.
Due anni fa, il prestigioso “Premio alla carriera” del mitico Royal Automobile Club inglese fu assegnato proprio a Betty e Peter Banham per il loro “eccezionale contributo alla storia e al patrimonio automobilistico britannico, nel corso di molti anni”. E alla fine di ottobre, una settimana prima della sua scomparsa, é uscito un libro (« Made in Motorsport - Peter and Betty Banham » di Dave Leadbetter) che raccontava la loro vita. Tomas de Vargas Machuca, presidente di HERO-ERA, ha dichiarato: “Da quando li abbiamo incontrati, i Banham sono sempre stati tra i personaggi più pieni di risorse nella scena dei rally classici. Sempre sorridenti, sempre disinteressati nel desiderio di aiutare i concorrenti a portare avanti il loro rally. Peter e in particolare Betty-Ann rappresentavano una razza umana rara che molti dovrebbero essere ispirati ad emulare. È difficile credere che Betty-Ann se ne sia andata, rimarrà a lungo nei nostri cuori
A Passanante-Moretti la Targa Florio, il titolo italiano a Di Pietra padre e figlio. Quattro siciliani nella top five, tutti a bordo dello stesso modello, la Fiat 508. Passanante ha trionfato dopo una appassionante sfida decisa sul filo dei centesimi con Accardo-Becchina, secondi sul traguardo. Terzi i Di Pietra davanti a Fontanella-Covelli su Lancia Aprilia del 1939 e quinti gli altri trapanesi di Campobello di Mazara Ciravolo-Messina.
“Una vittoria molto difficile nella gara più selettiva - ha dichiarato Passanante - Tre guasti meccanici che ci hanno attardato, ma abbiamo recuperato in modo rocambolesco”.